Soggetti smarriti: la Formula 1 sudafricana

C’è stato un tempo in cui costruire una vettura di Formula 1 poteva essere impresa alla portata di tante tasche. In quello stesso tempo le monoposto della massima formula erano così tante da essere rivendute dai costruttori e portate in pista da piloti e squadre private che potevano iscriversi a singoli gran premi. Parliamo di un’epoca in cui le possibilità di correre con monoposto di alto livello erano talmente tante da permettere addirittura di creare campionati nazionali dedicati a questo tipo di automobili. Come accadde per una quindicina d’anni in un paese dell’altro emisfero che veniva ricordato più che altro per eventi che con lo sport avevano poco a che spartire…

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Vetture di Formula 1 in partenza per una gara del campionato nazionale sudafricano a Kyalami

Quel paese del sud del mondo di cui stiamo parlando è la Repubblica Sudafricana, nazione che fino alla metà degli anni novanta dello scorso secolo veniva nominato quasi esclusivamente per parlare di discriminazioni razziali. Proprio da quelle parti lo sport dell’automobile aveva una solida tradizione: la prima edizione di un Gran Premio nazionale si era tenuta già nel 1934 sul Prince George Circuit, uno stradale oltre 23 chilometri presso East London. Dopo una prima riduzione del percorso a 17,7 chilometri nel 1936 per le edizioni successive della corsa (fino al 1939), nel 1959 venne inaugurato un nuovo circuito permanente di 3,9 chilometri che utilizzava una piccola porzione del tracciato originale in una specie di anfiteatro naturale sul mare. Era solo l’antipasto alla nascita, l’anno successivo, del “South African Formula 1 Championship“, ovvero il campionato nazionale riservato a vetture della massima formula da corrersi in diversi eventi sul territorio sudafricano ed uno al Roy Hesketh Circuit della confinante Rhodesia.

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La monoposto sudafricana LDS spinta dal motore Alfa Romeo impegnata in gara al Goodwood Revival 2009

Le vetture che prendevano parte alla serie erano monoposto recentemente ritirate dal campionato del mondo, tra tutte Cooper e Lotus, accanto ad auto costruite o modificate da piccoli costruttori locali, come le semi-sconosciute LDS ed Heron. A costituire un potentissimo volano per il campionato arrivò anche l’inserimento nel campionato del mondo del Gran Premio del Sudafrica a partire dal 1962 come ultima gara del mondiale a fine dicembre. La corsa, pur non essendo valida per il campionato nazionale, era una vetrina unica per i piloti locali per mettersi in mostra in un contesto a più ampio respiro e tutti i migliori conduttori del campionato sudafricano contano almeno una presenza nel mondiale figlia delle partecipazioni al Gran Premio di casa.

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John Love al volante della Lotus 49 – Cosworth del Team Gunston

Nomi come Syd van der VyverErnest Pieterse o Neville Lederle sono praticamente sconosciuti al grande pubblico nostrano e si mescolano alle centinaia di piloti con singole partecipazioni in gare mondiali, ma sono celebrità per il pubblico sudafricano che li aveva visti trionfare nel campionato nazionale. Poco più noti sono i quelli di Dave Charlton e John Love, veri dominatori del campionato con sei titoli ciascuno e soprattutto con il secondo capace di sfiorare la vittoria a Kyalami 1967 in una memorabile edizione del Gran Premio del Sudafrica, passato ad inaugurare la stagione della massima formula. Ma questa storia la scopriremo in futuro…

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John Love precede Dave Charlton sui curvoni di Kyalami. Saranno loro i dominatori del Campionato Sudafricano di Formula 1 con sei titoli a testa

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Eddie Keizan impegnato in gara con la sua Tyrrell in livrea Lucky Strike. Anche nella Formula 1 sudafricana i finanziatori più munifici venivano dal mondo delle industrie del tabacco

A parte i primi anni riservati alle sole Formula 1, dalla fine degli anni ’60 vennero ammesse anche le vetture di Formula 5000 e dal 1973, per rimpinguare gli schieramenti, anche quelle di Formula 2. A giocarsi la vittoria però restavano sempre le monoposto della massima formula, in particolare McLaren e Tyrrell oltre alle già citate Lotus, appena dismesse dalle squadre ufficiali. Si trattava di automobili destinate ad una seconda vita agonistica, che come “Pokemon” metallici sembravano evolvere con nuove, inconsuete e variopinte livree delle squadre locali di riferimento come Team Gunston e Lexington Racing finanziate dalla United Tobacco Company. (a seguire alcune immagini del “Rand Winter Trophy” a Kyalami valido come prova del campionato 1971)

Dopo gli anni d’oro però le cose iniziarono a peggiorare per la serie. Nonostante l’introduzione delle F5000 prima e delle F2 poi negli schieramenti di partenza, l’interesse intorno al campionato era in declino costante, non aiutato da un sistema di punti che potrebbe definirsi “bizantino”. Dopo i 12 anni di dominio dei già citati Love e Charlton, il campionato nel 1975 era arrivato ad un bivio. Sulla scena del campionato si affacciò il nome nuovo di Ian Scheckter che corse con la Tyrrell 007 appena dismessa dal ben più noto fratello Jody nel precedente campionato mondiale. Scheckter vinse cinque gare in stagione di cui quattro consecutive. Tuttavia, spinto da un ardore giovanile che in quegli anni sembrava essere il marchio di famiglia per gli Scheckter, Ian raccolse pochi punti oltre alle vittorie e dovette lasciare il trono al dominatore degli ultimi 5 tornei Dave Charlton.

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Ian Scheckter al volante della Tyrrell 007 della Lexington Racing. Sarà cinque volte trionfatore di tappa nel campionato 1975 ma non riuscirà a cogliere l’alloro finale

Accompagnato dall’ innalzamento dei costi e da griglie sempre più striminzite, il campionato di Formula Uno venne definitivamente affossato dal ritiro di diverse vetture che ne costituivano la vera ossatura. Gli organizzatori dovettero correre ai ripari sostituendo le monoposto della massima formula con quelle di Formula Atlantic alla fine della stagione 1975.

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Una splendida Lotus 72 nei colori del Team Gunston

Il 1976 vedrà così la rinascita del torneo sudafricano sotto una nuova veste e l’inizio del dominio del “quasi campione” dell’anno precedente Ian Scheckter, che avrebbe vinto i primi quattro campionati di fila prima che la United Tobacco Company ritirasse le proprie squadre Lexington, Gunston e Texan. (a seguire la diretta del “Rand Autumn Trophy” 1982 valido come prova della “South African Formula 2”)

La storia del campionato nazionale poté così continuare fino a metà degli anni ottanta ma solo come una sbiadita appendice di quello che era stato il “South African Formula 1 Championship” in un paese che stava per vivere il più grande cambiamento della sua storia. Mentre a noi non resta che scoprire con pochi documenti la storia di vetture multicolori e piloti che, dall’altra parte del mondo, sognavano l’Europa.

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