“Ferrari 312B”: molto più di un film

Quanti di noi innamorati dell’automobile ha visto esplodere la passione negli anni dell’infanzia? Praticamente tutti. Per quanti in quella stessa età una vettura è stata uno splendido oggetto del desiderio? Per la quasi totalità, senza dubbio. Quanti da adulti possono permettersi di possedere lo stesso oggetto desiderato da bambini? Molti, ma davvero molti di meno.

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Clay Regazzoni al volante della Ferrari 312B telaio n.4 affronta la Parabolica di Monza. Sarà splendido vincitore del Gran Premio d’Italia 1970

Uno di questi fortunatissimi risponde al nome di Paolo Barilla, imprenditore parmense ed ottimo pilota negli anni ottanta dello scorso secolo, vincitore di una 24 ore di Le Mans e pilota Minardi in Formula 1 nella stagione 1990. La passione di Barilla non è solo per un modello ma in particolare per una singola vettura: la Ferrari 312B telaio numero 4 che con Clay Regazzoni vinse il Gran Premio d’Italia 1970 davanti ai suoi occhi di bambino di soli 9 anni. (a seguire un breve filmato della gara)

Oggi che di anni ne ha 56 la sua disponibilità economica frutto dell’attività di imprenditore ed una maniacale pazienza gli hanno permesso di rintracciare l’oggetto tanto amato e di poter farlo suo. Tuttavia Barilla è un personaggio raro, che unisce alla disponibilità economica una cultura automobilistica eccelsa che lo ha portato ad una scelta coraggiosa. La 312B non avrebbe semplicemente dovuto finire nel suo garage, ma tornare a ruggire in pista con l’aiuto dei migliori artigiani della meccanica e dell’uomo che la immaginò, progettò e fece crescere in pista come una sua creatura: il mitico ingegner Forghieri. E quale migliore occasione poteva esserci per tornare a far sognare il pubblico se non la gara per antonomasia, quel “Grand Prix de Monaco” che solo chi non conosce davvero la storia dell’auto considera una gara assurda ed insensata?

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Paolo Barilla e la sua 312B durante le riprese del film

Il “cocktail” che vi raccontiamo sembra perfetto, tuttavia manca ancora la ciliegina sulla torta. Che senso avrebbe un’esperienza del genere se non fosse condivisa in maniera calda, appassionata e coinvolgente con una platea più ampia possibile di innamorati dell’auto? Nessuno. Ed ecco che arriva il tassello mancante: raccontare questa esaltante avventura attraverso un film evento fatto di immagini in presa diretta tra officina e piste seguendo i protagonisti di questa storia, mescolando il tutto con immagini storiche ed interviste a chi quella vettura la guidò, la sfidò oppure ne visse di riflesso la grandezza. Tutto questo è “Ferrari 312B”, il film-evento di questa stagione che per soli tre giorni ha raggiunto le sale italiane.

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La locandina di “Ferrari 312B” il film-evento che racconta la storia di una vettura mitica

La storia della rinascita della monoposto acquistata da Barilla è il filo conduttore per una narrazione incalzante in cui, in una sapiente alternanza tra le immagini di oggi e quelle di ieri, Jacky Ickx, Jackie Stewart, Niki Lauda, Gerhard Berger e Damon Hill raccontano il punto di vista dei piloti mescolandosi ai volti di maestri del giornalismo automobilistico come Giorgio Terruzzi, Bob Constanduros e Nigel Roebuck. A fare da filo conduttore sportivo, la pellicola poggia sul racconto di una stagione di Formula 1, quella dell’anno di grazia 1970, in cui mai come prima ed altrettanto come mai successivamente due epoche di piloti, auto e piste hanno saputo fondersi in una miscela esplosiva, la cui energia a distanza di quarantasette anni ancora scalda i cuori degli appassionati con intatta potenza.

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Il rogo della 312B di Ickx dopo il contatto con la BRM di Oliver al Gran Premio di Spagna 1970. Per fortuna ci saranno solo un grande spavento e qualche bruciatura per il belga

Di tutto ciò la 312B è simbolo metallico e quasi artistico, un oggetto capace di esaltare chi la osserva anche sensorialmente con il suo colore, il suono del suo 12 cilindri e l’odore della benzina, un’incarnazione moderna di una vittoria mancata ma allo stesso tempo radice di un decennio di successi per la casa di Maranello. In ottantotto minuti di narrazione il giovane regista Marini ha saputo raccontare tutto questo, senza “fronzoli” ma trasmettendo emozioni vere, con un vero “mattatore” sul grande schermo, il vero protagonista del film.

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Circuito di Franciacorta, si lavora per la messa a punto della 312B in vista del Grand Prix de Monaco Historic. Accanto a Paolo Barilla (nell’abitacolo) il grintosissimo Ing. Forghieri (in piedi)

Parliamo di Mauro Forghieri, che passata la soglia delle ottanta primavere ha colto l’invito di Barilla per ributtarsi tra officine e piste a recuperare una delle sue creature con intatti l’ingegno ed il carattere che lo hanno portato ad essere anima tecnica e sportiva della Ferrari per quasi un quarto di secolo. Il finale non racconta di un successo sportivo come in tante storie nate per il grande schermo, perché quella di “Ferrari 312B” è una storia vera che come tutte le storie vere racchiude un significato profondo: il grande successo per chi ama un’automobile non è portarla alla vittoria ma renderla viva per far sognare tutti coloro che vivono della medesima passione. Per tutto il resto…arriverà uno splendido DVD. Grazie Paolo!

 

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