Soggetti smarriti: Stephen South, talento senza volante

L’occasione tanto attesa

Certe possibilità capitano una sola volta nella vita. Questo deve avere pensato Stephen South quando ricevette la chiamata della McLaren in vista del Gran Premio degli Stati Uniti Ovest 1980. Il titolare Alain Prost aveva iniziato alla grande la sua stagione di debutto in Formula 1 con due inattesi piazzamenti a punti, ma l’incidente subìto nelle prove di Kyalami gli aveva procurato una tripla frattura del polso. Quindi niente volo per gli “States” per il francese, costretto a seguire la gara di Long Beach dal salotto di casa. In casa McLaren serviva un degno sostituito e si pensò subito a South: era il suo momento!

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Nella Formula Ford degli anni settanta le lotte ruota a ruota erano all’ordine del giorno. Qui South è all’esterno della curva Druids a Brands Hatch (Copyright sconosciuto)

Un lampo a Montecarlo

Dopo una carriera da campione in kart confermata da due annate di affermazioni nella Formula Ford d’oltremanica, South aveva proseguito la sua esperienza da pilota nella Formula 3 britannica, conseguendo altre vittorie. Ciò che fece segnare il suo nome sui taccuini degli osservatori delle categorie superiori fu soprattutto il terzo posto colto nella gara internazionale di Montecarlo nel 1977, il ghiotto antipasto al Gran Premio di Monaco divenuto vetrina indispensabile per i piloti che volessero mettersi in luce in quegli anni sotto gli occhi dei personaggi di spicco della massima formula.

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South filava veloce anche in Formula 3. Eccolo impegnato in una gara della serie inglese (Copyright sconosciuto)

Il salto tra i cadetti

Per South non ci fu un balzo diretto ai vertici ma un passaggio dalla Formula 2 con il team Project Four di Ron Dennis, che avrebbe in breve preso il controllo della McLaren in Formula 1. Per il sempre più competitivo pilota inglese arrivò anche un test al Paul Ricard con la Lotus dopo il quale gli vennero però preferiti altri due giovani: Elio De Angelis e Nigel Mansell. Poco male: in avvio della stagione 1980 South scelse di legarsi al team Toleman, tra i più competitivi della Formula 2, per tentare la scalata al prestigioso titolo della categoria cadetta.

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La scalata verso i vertici dell’automobilismo sembrava inarrestabile per South. Eccolo in Formula 2 al volante della Chevron (Copyright sconosciuto)

Una chiamata inaspettata

Poi, ad inizio primavera, ecco la chiamata inattesa della McLaren. Sostituire Prost, seppure per una sola gara e senza nessun’altra prospettiva, era la possibilità tanto agognata di mettere un piede in Formula 1. Il talento non mancava di certo a South, le doti mostrate in pista non potevano che assicurargli il futuro in una delle tante squadre che all’epoca popolavano la categoria divenuta ormai il “grande Circus”, quella dove tutto sembrava possibile. Ingenuamente forse aveva sottovalutato due ostacoli di non poco conto. Il primo: la McLaren M29 era una vettura tutt’altro che competitiva messa in pista da una squadra in forte difficoltà. Il secondo: la sua inesperienza al volante di una Formula 1. Esordire con una vettura simile in un circuito cittadino ricco di insidie non era esattamente il massimo per un debuttante.

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L’impegno di South tra le barriere di Long Beach sarebbe stato sufficiente a consentirgli la qualificazione? (Copyright sconosciuto)

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Purtroppo per Stephen a quell’epoca le qualifiche in Formula 1 erano ancora qualcosa di terribilmente serio e non una formalità per decidere l’ordine di partenza come sarebbe stato a distanza di tre decenni. Il “cocktail” di vettura scarsa ed inesperienza avrebbe portato ad un verdetto inappellabile: non qualificato. In pratica il nome di South non sarebbe nemmeno apparso nel lungo elenco dei piloti che hanno preso il via ad almeno un Gran Premio mondiale. Un colpo inatteso che avrebbe dato un repentino stop alla sua ascesa. Proprio così, perché dalla gara successiva il sedile della McLaren numero 8 sarebbe stato nuovamente occupato da Prost, mentre in casa Toleman le porte per South rimasero definitivamente chiuse dopo che Stephen aveva piantato in asso la squadra per accettare l’offerta dalla massima formula (a seguire una breve sintesi della gara americana).

Game over

I due mesi successivi non furono facili per South, come per tutti i “respinti” dalla Formula 1. Il veloce inglese riuscì comunque a rilanciarsi al di là dell’oceano, ripresentandosi sulla pista californiana del Golden State Raceway (oggi Sonoma) per la gara inaugurale del Can-Am Challenge. Il campionato aveva già vissuto i suoi giorni migliori all’inizio degli anni settanta, ma si trattava comunque di un’ottima opportunità per Stephen. Aveva infatti firmato un contratto con una squadra prestigiosa come la Newman Racing dell’attore Paul Newman, finanziata da uno sponsor forte come la Budweiser. Dopo una partenza positiva (secondo posto a Mosport e pole a Road America) arrivò il dramma. Nelle prove del Molson Grand Prix sul terribile cittadino di Trois-Rivières, South si schiantò violentemente contro barriere e la diagnosi fu delle più infauste: a causa delle gravi ferite gli venne amputata la parte bassa della gamba sinistra. Era salvo, ma la sua carriera di pilota finì quel giorno in Québec.

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South in Can Am al volante della vettura del Newman Racing (Copyright sconosciuto)

Quel che è stato, è stato

Da quel momento di South si persero le tracce e di lui rimase solo un ricordo sbiadito tra i grandi talenti mai espressi dell’automobilismo. Sarebbe riapparso solo ventotto anni dopo, in alcuni eventi dedicati a vetture storiche, per poi “sparire” altri nove anni. Nel marzo 2017 il suo nome è tornato alla ribalta con la pubblicazione di “The way it was”, ovvero la sua biografia autorizzata scritta da Darren Banks, ricca di aneddoti sulle figure dell’automobilismo degli anni settanta ed arricchita da molte foto inedite. Una storia senza lieto fine, raccontata dallo stesso protagonista. Ah, giusto per completezza, il sostituto di South alla Toleman, Brian Henton, si laureò campione di Formula 2 con la vettura che avrebbe dovuto guidare Stephen e l’anno successivo esordì in Formula 1 con la medesima squadra. La fretta è sempre una pessima consigliera.

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Un’altra delle poche immagini di South al volante della McLaren. Non resta altro della sua esperienza in Formula 1 (Copyright sconosciuto)

2 pensieri su “Soggetti smarriti: Stephen South, talento senza volante

  1. Bell’articolo.. ricordo bene quegli anni ed il suo sfortunato debutto e poi l’incidente… la terza foto lo ritrae alla guida di una Chevron (non March) di F.2 a Buenos Aires 🙂

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