I racconti del commissario: il peggiore di tutti i tempi

La domanda “per tutte le stagioni” in tema di piloti è sempre la stessa: chi è stato il più grande di tutti i tempi? Mi sembra ingiusto stabilire gerarchie tra piloti in epoche e contesti differenti, ma al contrario la domanda che mi sono posto è stata: perché non ribaltare il quesito e chiedersi chi fosse il peggiore di tutti i tempi? Soprattutto perché nella mia esperienza di ufficiale di gara sono riuscito a darmi una risposta.

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Ide impegnato in Formula Nippon con la vettura del Team ARTA

Team in salsa giapponese

All’inizio del 2006 la Honda per dare un volante al suo “protetto” Takuma Sato (ma soprattutto per rafforzare la sua presenza “politica” in Formula 1) decise di entrare con una seconda squadra seguendo l’esempio di Red Bull con Toro Rosso. Con qualche telaio ex Arrows di quattro anni prima adattato ai nuovi regolamenti a cui attaccare i nuovi motori e cambi Honda, un contratto con la Bridgestone per le “calzature” e l’organizzazione del team di Aguri Suzuki voilà: ecco a voi la Super Aguri, novità del mondiale 2006. Restava un unico problema: era necessario schierare due vetture e non una sola per il ben noto Sato. Per mantenere la connotazione tutta nipponica della squadra arrivò una scelta del secondo pilota completamente inattesa: Yuji Ide, vicecampione della Formula Nippon 2005. Insomma un illustre sconosciuto nel resto del mondo, ovviamente del tutto a digiuno di esperienza nella massima formula.

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Yuji Ide è trionfante: il sedile della Super Aguri a sorpresa è suo

Carneade nipponico

L’ “oggetto misterioso” dagli occhi a mandorla venne buttato nella mischia nelle prime tre gare terminando solo in Australia con un misero tredicesimo posto. Nulla di drammatico con in mano una vettura da museo, se non fosse che tra dritti e testacoda erano stati più i chilometri percorsi fuori dalla pista che sull’asfalto. A tutto questo bisognava poi aggiungere la “chicca” finale: le soste ai box maldestre con il costante rischio di fare “strike” dei meccanici (sotto quella in Bahrain). Insomma, un po’ troppo anche per un esordiente in condizioni difficili. Temevo seriamente che il giapponese potesse rivelarsi un pericolo per sé e gli altri. Per la quarta gara di campionato la Formula 1 sarebbe venuta a farci visita all’ Enzo e Dino Ferrari e prima della gara mi posi un unico obiettivo: girare alla larga dal box Super Aguri per non rischiare le gambe!

Un cecchino alla Villeneuve

Ero sicurissimo di mantenere fede al proposito, in fondo mi era stato assegnato il box della “casa madre” Honda che era in tutt’altra posizione lungo la pit lane, ma non avevo fatto i conti con le diaboliche capacità di Ide. Appena dato il via la premiata ditta Carlo CostaBob Constanduros urlò dai megafoni dell’Enzo e Dino Ferrari. La Midland di Albers stava piroettando in aria disintegrandosi sulla ghiaia della via di fuga della “Villeneuve” esibendosi in una spettacolare quanto incruenta carambola. Ma il merito di tutto questo spettacolo non era delle doti dell’olandese, bensì frutto di una speronata del famigerato Ide, protagonista di una staccata alla “viva il parroco” da galleria degli orrori al termine della quale aveva centrato la monoposto dell’avversario.

Formula 1 Grand Prix, Italy, Friday Practice

Ide si esibisce in una delle sue specialità: il fuori pista. Qui è immortalato alla Variante Alta

Nel posto sbagliato, al momento sbagliato

Mentre tutti i monitor della corsia box ci mostravano i tentativi di Albers di sgusciare fuori dalla sua vettura adagiata su di un fianco, la Safety Car attendeva già il gruppo compatto sul rettilineo. Anche la Super Aguri di Ide era danneggiata, sarebbe stata questione di pochi metri e si sarebbe ritirata, pensai. Mi stavo sbagliando di grosso. Contro ogni pronostico e con un certo ritardo, il nipponico piombò ai box per la sostituzione del musetto. Mi resi conto troppo tardi del rischio: la biancorossa monoposto numero ventitré stava arrivando al box proprio mentre stavo passando da quelle parti dopo la riconsegna del cartello segnalatore usato in partenza! Non avevo scelta: mi appoggiai rasente al muro dei box subito dopo il garage Super Aguri ed attesi trattenendo il fiato che le operazioni terminassero. Con mia somma gioia la procedura si compì correttamente e dopo interminabili secondi il maldestro pilota nipponico riprese la pista e sparì verso il Tamburello. Ero salvo e pronto a correre al box assegnatomi, ben lontano da lì. (a seguire la “carambola” di Albers)

Un trofeo unico

Ide non fece comunque molta strada: già al ventitreesimo giro sarebbe andato a fare la doccia dopo essersi ritirato per guai alle sospensioni. A fine gara lo incontrai nel paddock tra i bilici della sua squadra e non resistetti alla tentazione di portare a casa un vero “trofeo”. Lo avvicinai e gli chiesi cortesemente se avesse potuto lasciarmi un berretto con il suo numero di gara, certo che sarebbe diventato una rarità. Mi sorrise un po’ imbarazzato rispondendo: “Sorry, I have only this one…”. Gli sorrisi anche io e lo rassicurai: “No problem, next time!”. Lui di rimando diventò anche un po’ triste e disse solo: “Ok…next time…..”.

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Ide in testacoda nella via di fuga della Variante Alta

Game Over

Forse in cuor suo già sapeva che la manovra del primo giro era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Per il successivo Gran Premio d’Europa la squadra, su pressioni della FIA, lo avrebbe sostituito con il terzo pilota Franck Montagny. Pochi giorni dopo, il 10 maggio, gli sarebbe stata revocata la superlicenza al termine delle consuete quattro gare di prova alle quali viene sottoposto ogni esordiente nella massima formula. A Ide non rimase in mano che un biglietto aereo di sola andata per il paese natale, dove tornò in pista tra Formula Nippon e Super GT. Si trattava di un caso mai verificatosi prima e altrettanto mai più dopo, che avrebbe reso il povero Ide, dati alla mano, il peggior pilota della storia in Formula 1. Insomma, a suo modo un record. Nel frattempo io sto ancora disperatamente cercando il cappellino della Super Aguri con il ventitre sulla visiera…

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Un’altra immagine di Ide impegnato in una fase di “aratura” della ghiaia in una via di fuga

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