I racconti del commissario: quando Imola “accettò” la Formula 1

Imola, febbraio 2004. Il grande momento era finalmente arrivato: stavo facendo il mio esordio nel gruppo degli ufficiali di gara nell’autodromo della mia città. Per me, ventenne cresciuto aggrappato alle reti dell’ Enzo e Dino Ferrari, un riconoscimento del genere valeva più della stessa laurea in ingegneria meccanica. Tuttavia avevo due motivi in più per essere al settimo cielo. Il primo: avrei esordito in pista in occasione delle prove invernali dell’Europeo Turismo, il campionato che più amavo e dove avrei potuto seguire le “mie amate” Alfa Romeo. Il secondo: ero stato assegnato alla mitica postazione 11 all’esterno della curva delle Acque Minerali, una delle più importanti e spettacolari del circuito. Ma soprattutto quella postazione era la “casa” del grande Carlo Zaccaroni, decano degli ufficiali di gara dell’A.C.Bologna e da trent’anni capoposto alle “Acque”. Un personaggio fantastico dalla cui grande esperienza avrei potuto imparare tantissimo, assetato com’ero di nozioni sul mio nuovo ruolo.

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Divisa arancio, cuffia in testa e sguardo puntato sulle “sue” Acque Minerali: la posa tipica di “Zac”, capoposto alla postazione 11 del circuito di Imola per trenta stagioni

Immediatamente “Zac” si rivelò non solo un grande ufficiale di gara ma anche una persona piacevolissima guidata da una passione smisurata per l’automobilismo che immediatamente ci fece instaurare un bellissimo rapporto. Ma non c’era tempo per pensarci su perché da vero “capo” mi mise subito al lavoro partendo dai rudimenti. Ovvero: preparare la postazione alla giornata iniziando dallo svuotare la sacca con tutto l’occorrente per gli interventi in pista. Fu così che iniziai ad estrarre il cordino di traino, i guanti, le varie bandiere, l’accetta… UN’ ACCETTA?!?!?!?! Dato che la postazione non era al centro di una fitta foresta non capii la presenza dell’utensile e chiesi subito a Zac la motivazione di quella presenza nella nostra sacca. Il mio “capo” sorrise ed iniziò a raccontarmi una storia incredibile…

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Una piccola accetta: strumento in dotazione alle postazioni dell’Enzo e Dino Ferrari da metà anni ottanta

Tornammo indietro a metà anni ottanta, alla vigilia delle prime prove libere del Gran Premio di San Marino. Come di consueto il giovedì sera precedente alla gara i capiposto erano convocati per la riunione preliminare in cui i direttori di gara esponevano tutte le novità relative alle procedure di sicurezza. In quell’anno per la prima volta i rollbar, ovvero i tubi che proteggevano la testa del pilota in caso di ribaltamento, non erano più esposti alla vista ma integrati all’interno della carrozzeria.

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Gilles Villeneuve al volante della Ferrari 126 C2 in versione 1982. L’arco del rollbar alle spalle del pilota appare esposto dalla carrozzeria

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La Ferrari 126 C2 seconda versione in gara a Montecarlo nel 1983 con Patrick Tambay. La carrozzeria avvolge quasi completamente l’arco del rollbar con una sostanziale modifica rispetto all’anno precedente

Si trattava di una modifica non solo estetica ma importantissima per chi era chiamato agli interventi in pista: se prima trascinare una vettura ferma risultava rapidissimo facendo passare il cordino di traino all’interno dell’arco metallico, con la carrozzeria avvolgente ciò risultava impossibile. Sarebbe stato necessario agganciare altrimenti le vetture, costringendo così i commissari ad interventi più lunghi e laboriosi che li avrebbero lasciati esposti a lungo in pista.

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Imola, 25 aprile 1982, 2° Gran Premio di San Marino. Il direttore di gara Paolo Moruzzi espone la bandiera a scacchi davanti alle due Ferrari di Pironi e Villeneuve 

L’obiezione mossa dai capiposto fu subito recepita dal compianto Paolo Moruzzi, direttore di gara dell’ A.C. Bologna sempre attentissimo alla sicurezza dei suoi uomini, che la espose a Bernie Ecclestone, presidente a quell’epoca dell’associazione dei costruttori (FOCA). La richiesta era una modifica sulle auto che permettesse un intervento rapido ma Bernie, sempre sensibile all’argomento spese, negò ogni possibilità di modificare le carrozzerie. Sorry, i commissari sarebbero rimasti esposti, in fondo si trattava pur sempre di volontari consapevoli dei rischi che si corrono ogni giorno in pista. A quel punto arrivò il bello della vicenda…

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Luciano Conti, imprenditore bolognese artefice dell’arrivo della Formula 1 a Imola a fine anni settanta

La premiata ditta Moruzzi & Conti (quest’ultimo presidente della società di gestione dell’Autodromo di Imola e grande artefice dell’arrivo della Formula 1 in riva al Santerno) era avvezza ai duri sistemi di trattativa del”Padrino” ed allo stesso tempo in prima linea per la sicurezza di piloti e personale di pista. I due escogitarono rapidamente uno stratagemma intelligentissimo. Venne convocato “Jack”, per decenni “factotum” dell’Enzo e Dino Ferrari, per essere immediatamente inviato in una ferramenta imolese ad acquistare una quarantina di accette da distribuire in ognuna delle sacche in dotazione alle postazioni.

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Bernie Ecclestone a Imola nel 1983 nelle vesti di “patron” Brabham con il suo pilota Nelson Piquet (foto Cahier)

Al termine dell’operazione Moruzzi raggiunse Ecclestone mostrandogli uno degli strumenti appena acquisiti e gli spiegò che, nel caso non si fossero attuati provvedimenti in merito alla copertura dei rollbar, avrebbe autorizzato i commissari a modificare le costose carrozzerie delle Formula 1 a colpi di accetta in modo da permettere il passaggio rapido dei cordini di traino. Il “padrino” incassò il colpo e la contromisura fu immediata: il giorno successivo tutte le monoposto vennero dotate di un’asola vicina al rollbar attraverso la quale potesse passare il cordino… Da quel momento tutte le monoposto con protezione integrata sono state “asolate” e nelle sacche delle bandiere nelle postazioni imolesi rimasero per tanti anni delle piccole accette. Per ricordare a tutti come la passione e la capacità di chi ha reso grande l’Enzo e Dino Ferrari abbiano contribuito a rendere più sicuro il mondo delle corse.

PS: un ringraziamento particolare va a Carlo Zaccaroni che con storie come questa mi ha reso orgoglioso di fare parte del gruppo degli ufficiali di gara dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari

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Un’immagine recente della curva delle Acque Minerali, All’esterno, sulla sinistra, la mitica postazione 11…

 

2 pensieri su “I racconti del commissario: quando Imola “accettò” la Formula 1

    1. Grazie Presidente, spero di essere riuscito a coinvolgere tutti in un racconto che dimostra quanto il nostro autodromo abbia rappresentato nella storia a partire da fatti apparentemente piccoli e dimenticati e il seguito mi spinge a continuare. Grazie mille di cuore!

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