Mauro Nesti il “Re” della Montagna

Pochi piloti sono capaci di entrare nelle cronache sportive di 5 decenni come dei vincenti, prima ancora che delle leggende. Uno di loro è partito dalla Toscana per dare il via ad una carriera leggendaria. Stiamo parlando di Mario Andretti, profugo istriano nella Lucca degli anni ’50 partito verso il successo americano? No, non parliamo di lui. La nostra storia inizia lì vicino, da San Marcello Pistoiese, ed è quella di un pilota che ha saputo salire in alto come pochi altri e non solo metaforicamente. Il suo nome era Mauro Nesti.

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Era appena diciottenne il Nesti, quando nel 1953 esordì come giovane centauro nel Campionato Italiano di Moto Velocità nelle Classi 125cc e 250cc in sella a una MV Agusta . Il ragazzo mostrò di saperci fare e 2 anni dopo da Cascina Costa lo vollero come pilota tra gli ufficiali, ma fu il destino a mettersi di mezzo interrompendo una carriera promettentissima e appena nata. Il massacro dell’incidente della 24 ore di Le Mans di quell’anno portò alla cancellazione di molte gare, anche motociclistiche, e per il giovane Nesti non ci fu più posto in squadra. Game Over? Nemmeno per sogno! La passione di Mauro era più forte di qualunque avversità e pochi anni dopo, allo sboccio dei “sessanta“, decise di passare alle corse automobilistiche.

 

Nel 1963 trovò il palcoscenico adatto per gareggiare nel Campionato Italiano di Velocità con un’Abarth 850 gentilmente prestata da un cugino. Dal turismo alla Formula 3 il passaggio fu breve, ed il mai domo Nesti si buttò nel mucchio selvaggio del campionato italiano di metà anni sessanta calato nell’abitacolo di una Tecno. Non erano anni facili quelli, tra decine di concorrenti agguerritissimi e in batterie col coltello tra i denti. Un mondo genuino fatto da veri “racer” e da corse ai limiti dell’immaginabile, chiuso con il tragico incidente di Caserta. Erano anni ruggenti ma di certo non facili per un privato dalle non illimitate risorse economiche come Nesti. Senza potersi permettere un mezzo abbastanza valido da lottare per la vittoria, il pistoiese stava per gettare la spugna, ormai non più ragazzino, alle soglie degli anni settanta .

Ma le storie migliori, si sa, nascono spesso per caso ed a questo punto accadde l’inatteso. Un’azienda di Cadriano in provincia di Bologna, specializzata in macchinari per la saldatura, decise di farsi pubblicità utilizzando come veicolo promozionale le corse automobilistiche e come testimonial la scelta cadde proprio sul nostro Nesti Mauro da San Marcello Pistoiese. Fu così che un pilota quasi in disarmo, di colpo si potè permettere una nuovissima Chevron 2000 nei colori del suo neo-sponsor “Cebora” con cui competere per i successi assoluti in una specialità antica, affascinante e folle come le cronoscalate.

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Non poteva saperlo il “Mauro”, ma era davvero nato per arrampicarsi a tutto gas con un prototipo sulle strade di montagne mitiche. Un pilota che sembrava fatto per dare tutto in quei pochi minuti con un solo scopo: essere il più veloce di tutti. Il primo successo arrivò velocemente alla Cesana-Sestriere del 1972 e fu subito seguito da quelli nelle cronoscalate “europee” della  Rieti-Terminillo e della Trento-Bondone, la decana delle salite italiane. Avrebbe vinto altre 13 volte in terra laziale e 8 in Trentino, perle preziose in un palmarès che sarebbe arrivato ad elencare 450 vittorie e qualcosa come 9 titoli Europei della Montagna (1975,1976,1977,1983,1984,1985,1986,1987,1988) e ben 17 italiani. Per tutti divenne, semplicemente, il “Re delle salite”.

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Essere veloci in percorsi senza il minimo margine di errore per dare tutto in pochi minuti sono la dote principale di chi vuole vincere nella velocità in salita. Per farlo è necessario essere meticolosi nello studio dei percorsi e fini nella messa a punto della propria vettura. Nesti era un maestro sia nella prima che nella seconda: studiava a fondo ogni centimetro dei percorsi e conosceva ogni particolare della sua vettura. Non a caso oltre che il più veloce era anche il meno falloso: su strade di montagna non esistono vie di fuga e barriere ad assorbimento ma solo rails, muri ed alberi.

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Eppure nei suoi anni di attività, Nesti ebbe pochissimi incidenti e si dimostrò vincente con diverse vetture: dalla Chevron dei primi successi europei a Lola, da March a Lucchini, dall’Osella PA9 che rese mitica per tutti gli anni ottanta fino alla Breda che tentò di far crescere a fine anni novanta da ultrasessantenne. L’unica costante tecnica della sua più che trentennale carriera da “scalatore” fu il motore, il BMW al quale rimase fedelissimo partendo dal 2 litri derivato dal propulsore di Formula 2 capace di 328 HP per giungere ai 3 litri dei primi anni 2000.

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Il caldo pubblico delle cronoscalate adorava Nesti, non solo per le sue vittorie ma anche per il suo carattere sanguigno e la battuta pronta, da vero “toscanaccio”. Le sfide con il “Lupo della Sila” Domenico Scola e il fortissimo Ezio Baribbi, tra i pochi capaci di batterlo, sono passate alla storia non solo per il fatto sportivo ma anche per quello verbale.  Era polemico ed impulsivo quando si trattava di lottare per la sicurezza dei percorsi ed allo stesso tempo capace di “aforismi” brucianti anche su sè stesso. Tra questi il più famoso meriterebbe una lapide a ricordo:

« Ho fatto tre curve alla grande: Peccato che non ci fosse un bar. Mi sarei pagato da bere. »

Negli anni novanta, passata la sessantina, il “Re” sembrava avere trovato un erede naturale a cui cedere il trono. Era un ragazzo che veniva anche lui da San Marcello Pistoiese e alternando con disinvoltura rally e salite era riuscito a diventare pluri-campione italiano ed europeo a meno di trent’anni. Si chiamava  Fabio Danti, era il nuovo fuoriclasse degli “scalatori” ed il 3 giugno del 2000 terminò la sua corsa contro un albero alla Caprino-Spiazzi, perdendo la vita nel groviglio della sua Osella. La tragedia cambiò per sempre il mondo delle salite e lasciò un segno nel profondo anche in Nesti che, sconvolto, fu lui stesso protagonista ad Asiago di uno dei suoi pochi incidenti. Evitando qualunque annuncio ufficiale in merito ad un ritiro, il “Re” lasciò l’attività agonistica di alto livello partecipando solo ad alcune selezionate gare con vetture di scaduta omologazione. La sua attività proseguì così fino al 2010 nelle competizioni a cui era più legato e le ultime vittorie arrivarono nel 2008, quando fece sue cui la Trento-Bondone, la Lima-Abetone e la Iglesias-S.Angelo nella classifica riservata alle “storiche”. Erano gli ultimi sprazzi di luce di un grandissimo..

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Dopo una lunga malattia, Nesti morì il 13 novembre 2013 a Bardalone. Il suo nome probabilmente non dirà nulla al grande pubblico, quello che conosce le corse viste solo alla tv. Ma le folle assiepate sui tornanti delle salite europee non dimenticano le imprese del “Re della montagna” ormai entrate nella leggenda. Per tutti voi che non avete avuto la fortuna di apprezzarlo in gara, ecco uno splendido filmato di gara, tributo a uno dei più grandi piloti italiani. Buona visione!

Un pensiero su “Mauro Nesti il “Re” della Montagna

  1. Grandissimo Fabio, bellissimi ricordi anche alla Vittorio Veneto-Cansiglio, quando il tracciato si snodava su 10,150 Km. Penso che tanta gente lo ricordi perché ha corso in ogni angolo d’Italia.

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