Soggetti smarriti: la favola triste di Gunnar Nilsson

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Ogni appassionato che voglia studiare la storia dell’automobilismo impara in fretta a scontrarsi con personaggi che sembrano dimenticati, nomi di piloti capaci di irrompere come nuovi campioni sul panorama internazionale per poi svanire altrettanto rapidamente, meteore fugaci ma luminosissime nel firmamento del motorsport. Gunnar Nilsson sembrava essere uno di essi. Uno svedese che dopo una stagione 1977 esplosiva in Lotus sparì da ogni griglia di partenza l’anno successivo. Se non si era presenti all’epoca, solo dopo alcune ricerche è possibile risalire alla vera storia del suo abbandono.

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  Una Lotus lanciata sotto la pioggia, al volante un pilota svedese. Il suo nome è Gunnar Nilsson (Copyright sconosciuto)

Un giovane di buona famiglia

Helsingborg, Svezia, fine anni ’60. Il ventenne Gunnar Nilsson è il secondogenito di un ricco imprenditore edile. Ha frequentato la scuola con profitto nella sua città natale, è stato ufficiale radiotelegrafista sottomarino della Marina Svedese ed in seguito ha studiato ingegneria per quattro anni presso l’Università di Stoccolma. Per lui la carriera è già tracciata nell’azienda di famiglia, ma dopo otto mesi a lavorare senza alcun interesse come supervisore nel settore delle costruzioni decide di lasciare tutto per aprire un’impresa di trasporti con l’amico Dan Molim. Gunnar è un ragazzo colto, intelligente e capace, doti che gli permettono di ottenere un grande successo con la sua nuova attività. La vita sembra essere in discesa per lui, ma in realtà sta covando una grande passione pronta a manifestarsi in breve tempo: quella per l’automobilismo.

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  Gunnar Nilsson pronto al via nel British Formula 3 Championship 1975 (Copyright Alan Cox)

L’era dei campioni scandinavi

In quegli anni la Svezia si sta appassionando alle gesta di due promettentissimi campioni, Ronnie Peterson e Reine Wisell, che in breve tempo sarebbero arrivati nella massima formula. Anche il giovane Nilsson ne rimane influenzato facendo il suo esordio in gare locali, attratto da una vita più simile a quella di un nomade che non dagli agi di famiglia. Il gioco inizia a piacergli e nel 1972 decide di fare un salto in avanti acquistando una RPB di Formula Vee per competere nel campionato riservato a queste vetture realizzate con la meccanica dei Maggiolini Volkswagen e diffusissime in nord Europa. Il ragazzo dimostra subito di saperci fare: di 10 gare disputate ne vince una a Mantorp Park e per il 1973 prepara il salto in Formula Super Vee.  I miglioramenti continuano anche nella categoria maggiore (dove finisce quinto in campionato) e si toglie la soddisfazione di esordire anche in Formula 2 con un bel quarto posto al Norisring-Trophäe alla guida di una GRD-Ford 273 della squadra di Pierre Robert.

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  Nilsson vincente ad Aintree nel British Formula 3 Championship 1975 (Copyright Alan Cox)

Sul trampolino di lancio

Visto il ruolino di marcia, Nilsson trova uno sponsor disposto a sostenerlo e decide di insistere sulla strada del professionismo procedendo per gradi: nel 1974 esordisce in Formula 3 con una March 743-Toyota conquistando vari secondi posti e disputa altre 2 gare in Formula 2 al Nurburgring e ad Hockenheim. Poi, come da programma, arriva la consacrazione del 1975. Ben preparatosi nei test invernali, Gunnar vince subito la prima gara del Campionato britannico di Formula 3 a Thruxton lanciandosi in testa alla classifica della serie che schiudeva ai suoi vincitori le porte della Formula 1. Dopo il primo successo arrivano in successione anche le vittorie ad Aintree, Ring Knutstorp, Snetterton, Silverstone e per lo svedese il successo in campionato diventa una formalità. Dopo la vittoria nella gara di contorno al Gran Premio di Gran Bretagna raccoglie anche l’offerta per un volante in Formula Atlantic. Il risultato è scontato: cinque vittorie di cui quattro partendo in pole position.

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Nilsson impegnato con la Lotus al Gran Premio degli Stati Uniti Ovest 1976 (Copyright sconosciuto)

Una chiamata inattesa

A inizio 1976 Nilsson è ormai un pilota sul taccuino di parecchi team manager e la sua carriera appare già ben tracciata. Il suo impegno per la stagione che sta per iniziare prevede la disputa di tutto il campionato di Formula 2 con una March-BMW, ma prima del via della stagione per la formula cadetta accade un evento inatteso che sconvolge i suoi programmi. Dopo la disputa del Gran Premio del Brasile, prima prova del mondiale di Formula 1, Ronnie Peterson decide di abbandonare il team Lotus in aperta polemica con il «boss» Colin Chapman seguito dall’altro pilota Jacky Ickx. Lo svedese si accasa rapidamente in March e come contropartita alla sua vecchia squadra vengono offerti due giovani piloti: Bob Evans (velocemente sostituito da Mario Andretti) e… Gunnar Nilsson! Lo svedese si trova così tra le mani un’ occasione da non perdere per esordire in Formula 1 già dal Gran Premio del Sudafrica. E non con una squadra qualunque ma con un «top team», seppur in evidente difficoltà. L’unica esperienza per Gunnar al volante di una monoposto della massima formula consiste in un test effettuato a Goodwood con una Williams, e l’inizio è ovviamente un po’ faticoso per lui. Ma le doti di intelligenza e capacità di analisi applicate alla guida che lo svedese aveva mostrato già nelle categorie propedeutiche gli permettono di mostrare rapidamente le sue capacità di pilotaggio.

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La Lotus di Nilsson «naviga» sull’asfalto del Fuji Speedway nel celebre gran premio giapponese del 1976 (Copyright sconosciuto)

Da subito con i primi

Già alla terza gara come pilota Lotus a Jarama finisce sul gradino più basso del podio. Dopo un altro terzo posto in Austria ed un quinto al Nurburgring, Nilsson arriva alla gara finale in Giappone ottenendo un buon sesto posto a corollario della vittoria del compagno di squadra Andretti. Il trionfo dell’italo-americano, seppur oscurato dal leggendario scontro finale Lauda-Hunt, segna l’inizio della rinascita per il team di Chapman, che l’anno successivo porta al debutto una nuova monoposto. Si tratta della super-competitiva «78», prima Formula 1 ad effetto suolo. Elegantissima nella sua livrea nero-oro dello sponsor JPS, quasi una materializzazione del concetto stesso di velocità, la nuova «arma» creata ad Hetel è anche la vettura del destino per Gunnar Nilsson. Lo svedese  è cresciuto con costanza e raziocinio accanto ad Andretti e tutto il paddock lo considera ormai pronto per cogliere la sua prima vittoria iridata. Il 5 giugno si corre la settima prova del campionato mondiale 1977, il Gran Premio del Belgio sul circuito di Zolder. Si tratta di una classica giornata da tarda primavera fiamminga con la pioggia che dapprima rende fradicio l’asfalto, poi riappare a intermittenza. Le cose sembrano mettersi male per Gunnar, che a causa delle vibrazioni di un dado ruota è costretto ad una sosta ai box in un’epoca in cui i cambi gomme erano una procedura non consueta. Il cambio di pneumatici si prolunga ma si rivela però prezioso alleato dello scandinavo: su una pista che si asciuga rapidamente Nilsson vola e a venti giri dal termine raggiunge Niki Lauda in testa alla corsa, superandolo all’esterno e fuggendo via. Nulla lo ferma e alla fine la coppa del vincitore sarà sua, per la prima volta (a seguire una breve sintesi della corsa).

Fuori dagli schemi

La carriera di Nilsson sembra avere preso la piega sperata ed il pilota svedese è ormai un personaggio in vista nel paddock. In quegli anni Settanta l’immaginario collettivo vede come protagonista la figura del pilota bello, dannato e playboy (alla James Hunt per intenderci) contrapposto al gelido calcolatore personificato da Lauda. Nilsson invece è un uomo vero e diverso da tutti gli altri colleghi. Legatissimo alla madre rimasta vedova, Gunnar è un ragazzo tranquillo, innamorato della sua Christine e molto colto. Ama frequentare intellettuali, scienziati e scrittori, legge, ascolta musica. Anche con il suo aspetto sembra contrastare lo stereotipo del nordico alto, bello e biondo: Nilsson è bruno e di statura media, sembra un individuo abbastanza ordinario e non un pilota vincente!

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               Un uomo prima che un pilota: Gunnar Nilsson in tuta Lotus                    (Copyright sconosciuto)

La diagnosi implacabile

Con in tasca un contratto già firmato per correre il campionato 1978 con il neonato ed ambizioso team Arrows, nel dicembre 1977 Nilsson è un pilota in  ascesa ed un uomo felice. Il controllo programmato all’Ospedale Charing Cross di Londra sembra essere pura routine ed invece rappresenta un colpo durissimo per la vita di Gunnar. Dopo la visita arriva una diagnosi impietosa: cancro ai testicoli. Non c’è più spazio per le gare: il suo posto in Arrows viene preso da Rolf Stommelen ed inizia un periodo fatto di radioterapia intensiva e, purtroppo, un rapido declino di salute. Nilsson riappare ai box solo in occasione del Gran Premio di Gran Bretagna, a luglio 1978. L’uomo che arriva a Brands Hatch sembra irriconoscibile rispetto a quello di un anno prima nell’aspetto. Pallido, dimagrito di trenta chilogrammi e completamente senza capelli, Nilsson si mostra del tutto immutato nell’animo e pronto a lottare per la guarigione. Ma il male è diffuso ai suoi linfonodi. Nel frattempo ha anche dato vita alla fondazione per la ricerca sul cancro che porta il suo nome, la «Nilsson Cancer Foundation», alla quale si dedica il più possibile quando le cure glielo consentono. Sempre più debilitato nel fisico, nel settembre dello stesso anno Gunnar vive anche da vicino il dramma del collega e connazionale Ronnie Peterson, morto in seguito all’incidente subito a Monza. Con un notevole sforzo ed imbottito di antidolorifici, Nilsson non vuole mancare ai funerali dell’amico, suo compagno di equipaggio solo due anni prima alla Sei ore di Silverstone con una BMW 3.5 CSL Turbo Gr.5 ufficiale.

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Gunnar Nilsson in compagnia del suo successore in Lotus, il connazionale Ronnie Peterson, ai box di Brands Hatch nel luglio 1978. La malattia lo sta segnando nel fisico ma la voglia di combattere non sembra essere perduta (Copyright sconosciuto)        

Lo sguardo al futuro

Sarebbe stata la sua ultima apparizione pubblica. Il 20 ottobre 1978 al Charing Cross Hospital di Londra, Gunnar Nilsson stringe per l’ultima volta la mano alla madre ed alla fidanzata spegnendosi. Avrebbe compiuto 30 anni un mese dopo. Prima della morte compie un ultimo grande gesto: in una lettera indirizzata a tutti gli amici famosi, sportivi e non, Nilsson esorta a sostenere la ricerca sul cancro attraverso la fondazione che porta il suo nome. L’appello non resterà lettera morta ed oltre agli amici del pilota anche gli stessi appassionati di automobilismo in tutto il mondo avrebbero spontaneamente  avviato e diffuso la raccolta di fondi per arrivare alla cifra complessiva di un miliardo e 440 milioni di lire dell’epoca. Nel 1979 anche Autosprint, guidato dal mitico direttore Marcello Sabbatini, avrebbe raccolto 170 milioni tra i suoi lettori, pubblicizzando settimanalmente la campagna della fondazione Nilsson con il logo riportato in copertina.

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Il logo della raccolta fondi per la Nilsson Cancer Foundation riportato su Autosprint (Copyright sconosciuto)

Vincere la morte

L’ ultima gara di Nilsson rimarrà per sempre il Gran Premio del Giappone 1977 e nel corso dei decenni il ricordo dello sfortunato pilota scandinavo non sembra più patrimonio del grande pubblico. Il suo nome sembra essere soffocato da quello di altri colleghi con un palmarés più ricco periti al volante di una vettura da corsa e non in un letto di ospedale. Ma la vicenda umana di quest’uomo è capace di toccare nel profondo chiunque la scopra per la prima volta. Ci resta solo una domanda irrisolta: meglio ricordare Nilsson come un grande talento inespresso dell’automobilismo o come una figura il cui spessore umano buca le epoche? A voi la risposta. Oggi volevamo solamente farvi scoprire chi sia stato Gunnar Nilsson.

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Nilsson sulla Lotus 78 coglie la vittoria nel Gran Premio del Belgio 1977. L’unica per la nella sua breve carriera nella massima formula (Copyright sconosciuto)

16 pensieri su “Soggetti smarriti: la favola triste di Gunnar Nilsson

  1. Bellissimo omaggio a un pilota tanto amabile quanto sfortunato… un caso di vero esempio di umanitá a trecentosessanta gradi in un uomo che svolgeva una delle professioni (atleta professionista) più egoiste della Terra. Oggi il che ce lo ha portato via è spesso curabile (Lance Armstrong ne sa qualcosa), “grazie” anche alla lotta da lui intrapresa per la ricerca, e mentre era morente. Ma sempre con quel bel sorriso. Quindi alla fine è stato lui a vincere. Un Gigante, che va ricordato come tale. Grazie Fargio.

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  2. Ciao,

    Dove hai trovato il badge a forma di cuore Autosprint che mostra l’appello al cancro per Gunnar?

    Voglio fare un libro su di lui e potresti trovare un gruppo su di lui su Facebook.

    Grazie.
    Simon Stiel

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  3. Ciao Simon sono Claudio, sono io che gestisco il blog AutoMotorFargio a cui hai scritto e ti ho scritto anche su Facebook.
    Seguo il vostro splendido gruppo su Gunnar che mi ha dato l’idea per scrivere un post su di lui.
    Purtroppo non possiedo il badge col cuore che Autosprint fece per la fondazione Nilsson, ma ho tutti i giornali dell’epoca
    Se posso esserti utile ne sarò lieto!

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  4. Vorrei sottolineare che stai usando due delle mie fotografie di Gunnar senza chiedere o dare riconoscimento. Sono le due fotografie di Formula 3. Si prega di riconoscere il fotografo che possiede il copyright. Grazie

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